Primo step


primo giorno della manifestazione
23/07/2009
Inaugurazione – ore 18.00

Fabio De Chirico – Soprintendente Beni storici, artistici ed etnoantropologici della Calabria / MiBAC
José António Cabrita do Nascimento - Director Regional de Cultura do Alentejo (Portugal) / MC

Donata Chiricò, Daniele Gambarara, Rosaria Giuranna, Virginia Volterra
Segni che non si interrompono:con Tommaso Russo

Per farci un'idea sugli ospiti

Alien Dee e la Beatboxing

Sarà con noi ogni mattina alle ore 10.00 ed alle ore 20.00 del 26 Luglio, quando si esibirà con artisti del calibro di Kiave, Clementino e Hyst. Stiamo parlando di Alien Dee, uno dei maggiori esponenti di una delle discipline della cultura hip-hop forse meno conosciute ad un pubblico di larga scala: il beatboxing.

Disciplina nata agli inizi degli anni '80, il beatboxing nasce dapprima come strumento di improvvisazione che fa da supplemento alle rime improvvisate dai rappers. Successivamente, però, si afferma anche come disciplina a sé stante venendo considerata presto come la quinta disciplina dell'hip-hop (dopo il writing, il rap, il djing e la breakdance). Consiste nella riproduzione vocale di una serie di strumenti in successione con il fine di realizzare una vera e propria base musicale con il solo ausilio dell'apparato fonatorio.

Sottolineiamo ancora una volta come gli States siano stati il paese pioniere di quest'arte. Negli anni '80 Doug E. Fresh fu uno dei primi ad affermarsi a livello internazionale con la creazione dell'etichetta Beat Street. Attualmente il re indiscusso di questa disciplina è Rahzel, meglio conosciuto come The Godfather of Noise.

E in Italia?In questo momento i migliori beatboxers sono Dhap, che vive a parma ma è nato a Crotone, ed il nostro ospite, Alien Dee. Siciliano di nascita, special guest alla prima World Human Beatbox Convention a Londra nel 2003, Davide Di Paola è conosciuto nella scena mondiale come uno degli innovatori del beatbox sia per tecniche che per originalità. E' il vero e proprio musicista del beatboxing!!!7 anni di esperienze on stage e in studio, innumerevoli show sui palchi italiani ed internazionali.

Ideatore del primo vinile per “scratch djs” interamente concepito col solo utilizzo di un microfono, 3Dee Battle Breakz. Attualmente è in studio per la registrazione di “Taken”, un concept album che sarà la pura espressione musicale del beatbox.

E allora, non ci resta altro che seguirlo ed ascoltare dal vivo la sua arte. Vis Musicae regalerà al pubblico calabrese una delle espressioni più eccellenti di una disciplina che, seppur lentamente, sta facendosi apprezzare anche nel territorio italiano.

ecco un pezzo....per farvi ascoltare la sua grandiosità

"La musica è rivelazione più alta di ogni saggezza di ogni filosofia''

Ludwing van Beethoven

I missionari sordi predicano il Vangelo in Lingua dei Segni

«Mi sento solo uno strumento del disegno di Dio»- sono queste le parole quasi sussurrate, con voce sommessa da padre Thomas Mc Coughlin, sordo fin dalla nascita dedito da oltre 30 anni all’evangelizzazione e all’apostolato dei sordi nelle diocesi di Honolulu, Denver e San Francisco.Dalla sua esperienza e dalla sua tenacia è nata un’avventura che, sotto il nome di “Domenicani missionari per l’apostolato dei sordi”, raccoglie una comunità di sacerdoti e religiosi sordi, ed opera negli Usa per l’apostolato delle persone sorde.Un modo, ad oggi unico nel suo genere, di far vivere la spiritualità domenicana anche a chi non ha l’udito, che aiuta a penetrare il muro del silenzio e ad edificare così su un terreno fertile di spiritualità, attraverso il rispetto della Regola di Sant’Agostino e della predicazione del Vangelo per mezzo della lingua dei segni.

Quella istituita da padre Mc Coughlin è un’iniziativa a favore dei sordi capace di abbattere pregiudizi e barriere comunicative; iniziativa fervidamente sostenuta dall’allora unico presule statunitense capace di usare la lingua dei segni, Joseph Ferrario, dai domenicani di Denver, e dal cardinale William Joseph Levada.

Beethoven e la sua musica

Stavo pensando a qualcosa che potesse legare il mondo della musica a quello dei sordi..improvvisamente mi è venuto in mente un nome ''Beethoven''!Un musicista spettacolare che,nonostante la sua sordità,ha composto una musica meravigliosa capace di far venire i brividi....una musica che ti porta a socchiudere gli occhi e a lasciarti trasportare dalle note di una melodia quasi magica...Ho pensato quindi di proporvi una breve biografia di questo grande uomo...
Ludwig van Beethoven nacque a Bonn il 16 dicembre 1770 da famiglia originaria delle Fiandre. Crebbe in un ambiente culturale e familiare tutt'altro che propizioIl nonno paternoche si chiamava anch'egli Ludwig van Beethoven e il padre Johann van Beethoven furono anch'essi musicisti.Il padre era un cantante ubriacone capace solo di sperperare i pochi guadagni in grado di racimolare e cercò spremere fino all'ossessione le capacità musicali di Ludwig nella speranza di ricavarne un genio musicale come MozartLa madre Maria Magdalena van Beethoven era una donna umile (figlia di un cuoco) che fu segnata da una salute cagionevole, infatti morì nel 1787.La donna ebbe sette figli, quattro dei quali morti prematuramente.L'infanzia di Ludwig fu segnata da gravi preoccupazioni dovute al fatto che il padre era alcoolizzato e la madre venne a mancare presto (Beethoven aveva 17 anni).Ludwig dovette provvedere ai bisogni della famiglia; ma tutto ciò non gli impedì di proseguire gli studi musicali.A nove anni inizia studi più regolari con Christian Neefe, organista di Corte, a quattordici è già organista della Cappella del principe elettore (l'anno prima perdette la madre, evento che lo traumatizzò) e poco dopo, polistrumentista come il fratello in musica Amadeus, suonò nell'orchestra del teatro.Con l'arrivo a Bonn dell'arcivescovo Maximilian Franz e dei suoi modi di governo illuminato l'atmosfera della città cambiò radicalmente. Fu fondata un'università frequentata anche da Beethoven, che intanto insegnava pianoforte nella famiglia von Breuning, e in quell' ambiente entrò in contatto con personalità quali Goethe, Schiller e Herder che influenzarono notevolmente nel senso dell'idealismo il temperamento del musicista, già acquisito d'altra parte agli ideali democratici degli illuministi e della Rivoluzione Francese che si diffondevano allora in Europa.L'arcivescovo intanto lo prese al suo servizio e diede a Ludwig la possibilità qualche anno più tardi di andare a studiare a Vienna (1792).Qui vi rimase fino alla morte perchè i suoi legami con Bonn furono troncati dalla invasione francese della città.A Vienna studiò con Haydn, Salieri e Albrechtsberger e presto acquistò fama grazie alla sua bravura al pianoforte. Godette della protezione di personaggi autorevoli come i principi Lobkowitz e Lichnowsky e l'arciduca Rodolfo. Questo fu per il maestro il periodo di maggior fortuna economica, ma purtroppo furono anche gli anni in cui si manifestarono i primi sintomi della sordità.Il tarlo auditivo che lo colpisce in giovane età, causò nel compositore una crisi al limitare del suicidio e intensificò il suo orgoglioso distacco dal mondo, frutto non di banale disprezzo ma dell'umiliazione di non poter godere in modo semplice della compagnia altrui.La sordità fu una delle cause che portò Beethoven a litigare, spesso aspramente, con i suoi parenti e con le altre persone che gli stavano intorno e frequentemente a comportarsi malissimo con gli altri.Solo le passeggiate in campagna gli diedero un po' di pace ma col tempo, per comunicare con lui, gli amici dovettero rivolgergli le domande per iscritto, edificando per i posteri i celebri "quaderni di conversazione" (lasciando testimonianza storica).Le ultime opere, scritte già in completa sordità stanno a testimoniarlo, esoterici incunaboli per i compositori a venireL'opera di Beethoven non è molto vasta (se rapportata all'opera di Mozart o Haydn) ma ricca di innovazioni fondamentali su molti fronti. Il catalogo registra 138 composizioni di cui le maggiori sono: le 9 sinfonie, i 5 concerti per pianoforte ed orchestra, il concerto per violino, le 2 messe, l'opera teatrale Fidelio, le 32 sonate per pianoforte e i 16 quartetti per archi.La grandezza e l'immortalità della musica del maestro è spiegabile solo attraverso un'analisi del mondo interiore di Beethoven; un uomo che vive per idee nobili ed immortali e che traspone tutta la sua energia nella musica, facendola divenire un linguaggio astratto, atemporale e nobile, unico messaggero dell'assoluto.

il modo di comunicare dei sordi

A volte é un dialogo nel silenzio:
quando la voce non c’é, sono le mani che segnano
e il corpo intero parla.
Se non conosci questa lingua
non potrai mai comprendere l’altro fino in fondo.
A volte é un dialogo sonoro:

la voce é roca,
la lingua espressa é poco intelligibile
e il dialogo rischia di interrompersi.
Dovrai introdurre altre modalità di comunicazione
per non rischiare fraintendimenti e incomprensioni.
Altre volte é un dialogo fra parlanti la stessa lingua

ma la competenza non é la stessa.
Affinché il dialogo risulti efficace
dovrai modificare il tuo registro linguistico.
Altre volte ….

potrai persino stupirti dell’abilità linguistica e comunicativa del tuo interlocutore
fino a dimenticarti completamente della sua sordità.

"METTIAMO A FUOCO" (l'ultimo disco di Jaka)

"Mettiamo a fuoco "
( cd JNANA/ ALTERNATIVE / VENUS )
Executive Producers : ( P ) Giuseppe “ Jaka ” Giacalone & Francesco Festa
Artistic Production : Jaka – Ciro “ Princevibe ” - Fede K9
Musicians : Jaka / Fire Band / Princevibe / Fede K 9 / Kdp / Macro Marco / David Madden / Roberto Terzani
Featuring : Macka B – Freaky Bea – Jahmento – Treble – Fido Guido
Registred & Mixed By Princevibe & Fede K9 Al Ciretnek Studio ( Fi )
Publishers : Tracks 9 – 12 – One Love

1) SONA Feat. Macka B
2) SOLO L’AMORE
3) FOCU Feat. Fido Guido
4) TEMPO Feat. Freaky Bea
5) BENVENUTI IN SICILIA
6) U SACCU VACANTE Feat. Treble
7) BEDDA MIA
8) SKATENAMI Feat. Jahmento
9) PATRI DI FAMIGGHIA
10) BUMMA BUMMA
11) MAMA’S BLUES
12) REGGAE IN ITALIA
13) NO ALLA GUERRA
14) SPLENDI

Per ulteriori informazioni sulla discografia di questo artista, clicca il seguente link:

Parlando di musica reggae...

Vista l'esibizione prevista per questa sera, nel programma di vis musicae, di Jaka e Mama Marjas, e visto che si è già parlato di entrambi gli artisti, ho pensato di fare un piccolo accenno al genere musicale di cui fanno parte, il reggae, così per capire meglio di cosa si tratta in termini strettamente musicali, ma anche culturali, sapere dove e come è nato, e soprattutto come si è sviluppato...perchè non tutti conoscono l'importanza culturale e le origini di questa musica così "coinvolgente"

Il reggae così come noi lo conosciamo è un frutto moderno della tradizione musicale giamaicana. Gli antenati più antichi del reggae sono i canti degli schiavi africani portati in Giamaica dagli spagnoli. Ma la prima forma di musica che trova ampia diffusione nell'isola è il calypso che arriva da Trinidad, e che rapidamente in Giamaica prende la forma del mento. Con il nascere dei primi gruppi stabili e con l'influenza del soul americano trasmesso dalle radio statunitensi, il mento inizia a trasformarsi in ska, passando attraverso le prime esperienze dei sound system, una sorta di grandi discoteche ambulanti che permettono la diffusione della musica anche in zone dove i dischi e le band normalmente non arrivano. L'industria discografica era nata in Giamaica proprio per combattere l'"invasione" dei dischi di rhythm'n'blues di New Orleans, con prodotti più adatti alla musica tropicale. Tempo in levare, fiati in primo piano, armonie rubate alla soul music, lo ska prende a piene mani dalla musica afroamericana per adattarla alle proprie necessità.
Lo ska, insomma è la "traduzione" giamaicana del rhythm'n'blues e dall'inizio degli anni Sessanta diviene popolarissimo non solo in Giamaica ma anche in Inghilterra. Lo ska e il rhythm'n'blues hanno grande eco in Inghilterra soprattutto tra i Moods, una delle prime bande giovanili inglesi, ma in Giamaica attorno al 1966 lo stile di bands come gli Skatalites è già stato superato dalle prime forme evolute verso il reggae. La prima evoluzione è il rocksteady, con personaggi come Alton Ellis, Max Romeo e soprattutto una giovane band vocale, quella dei Wailers, formati da Bob Marley, Peter Tosh e Bunny Wailer. Dal rocksteady si arriva quindi al reggae.
Il reggae mette insieme tutti gli elementi della storia musicale giamaicana: il calypso, la musica rasta, lo ska e il rocksteady, il rhytm'n'blues e l'uso delle chitarre elettriche al posto dei fiati. Storicamente il primo singolo a proporre la parola reggae è Do the Reggay, di Toots and The Maytals, ma la maggior fortuna del reggae arrivò, soprattutto al di fuori dell'isola con Jimmy Cliff e Bob Marley and The Wailers.
Quest’ultimo in particolare è considerato il simbolo della musica reggae e della cultura rasta
Ripercorrere la storia di Marley è in qualche modo raccontare la storia della prima musica prodotta alla "periferia dell'impero" che riesce a conquistare e a condizionare il mondo del rock angloamericano. La miscela esplosiva di passionalità, religione, impegno politico, rabbia e amore della musica di Marley, diviene rapidamente linguaggio giovanile comune per un'intera generazione di giovani europei e americani dalla metà degli anni Settanta.
Tutt’ora, a distanza di molti anni dalla morte di Bob Marley, il reggae, se pure con cambiamenti e contaminazioni in alcuni casi, resta una realtà musicale molto diffusa, che vanta parecchi validi artisti anche in Italia. Ne sono un esempio Jaka e Mama Marjas che questa sera animeranno la manifestazione.

Per farci un'idea sugli ospiti

Concerti ore 20,00
24/07/2009

Tomasi Binga
Bianca Pucciarelli in Menna, in arte Tomaso Binga vive e lavora a Roma. In arte ha assunto un nome maschile per contestare con ironia e spiazzamento i privilegi del mondo degli uomini. Si occupa dal ’70 di “Scrittura Verbo-Visiva” ed è tra le figure di punta della poesia Fonetico-Sonora-Performativa dei nostri tempi. È stata docente presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone. Tra i suoi progetti: Scrittura asemantica (1972), Scrittura vivente (1975), Dattilocodice (1978), Biographic (1985), Picta/Scripta (1995), Ideazione/esecuzione,
progetto multimediale (1997). Tra le innumerevoli partecipazioni a mostre, rassegne e festival in Italia e all’estero sono da ricordare: 1978 e 2001, Biennale di Venezia; 1981, Biennale di San Paolo, Brasile; 1986, Quadriennale di Roma: 1995, III Festival di Polipoesia di Barcellona; 1998, “Poesia Totale”, Mantova; 1999, Festival Internazionale d’Art Vivant “Polisonnerys” di Lione e VII Convegno Internazionale Art Media dell’Università di Salerno; 2005, personale antologica Autoritratto di un matrimonio, MILAC dell’Università “La Sapienza” di Roma. Attiva organizzatrice, dirige dal ’74 il centro culturale Lavatoio Contumaciale in Roma e, dal ’92, partecipa in qualità di Vice Presidente alla gestione della Fondazione Filiberto Menna a Salerno.




Antonio pellegrino
(attore sordo dalla nascita)

[...] I sordi percepiscono e vedono, gli udenti vedono e ascoltano: ognuno agisce ed è agito dai propri sensi. [...] Questa diversità percettiva di sordi e udenti, noi la intendiamo come una immensa ricchezza espressiva da valorizzare."












Poesia cruda


Una vera lingua

Alcuni udenti concludono erroneamente che la lingua dei segni sia una complessa forma di pantomima. È stata perfino definita un linguaggio figurale. Per quanto la lingua dei segni impieghi in modo efficace il viso, il corpo, le mani e lo spazio circostante, la maggior parte dei segni hanno poca o nessuna somiglianza con i pensieri che esprimono. Nella lingua americana dei segni, per esempio, il segno che rende l’idea di “fare” viene eseguito con entrambe le mani chiuse a pugno, con un pugno sopra l’altro, compiendo un movimento rotatorio. Pur essendo comune, questo segno non descrive in modo chiaro il suo significato a un non segnante. Nella lingua russa dei segni (RLS) il segno che rappresenta il concetto di “avere bisogno” viene eseguito usando le due mani, con il pollice che tocca l’anulare e descrivendo un movimento circolare parallelo. Per molti concetti astratti non è possibile avere una somiglianza figurale. Fanno eccezione i segni per cose concrete che possono essere descrittivi, come i segni per “casa” o “neonato”.

Un’altra caratteristica di una lingua è l’uso di un vocabolario strutturato accettato da una comunità. Le lingue dei segni possiedono questa struttura grammaticale. Per esempio, in una frase in ASL quello che potremmo chiamare il “soggetto” in genere viene espresso prima, seguito da un commento al riguardo. Un aspetto fondamentale di molte lingue dei segni è anche quello di mettere le cose in ordine di tempo.

Inoltre molte espressioni facciali assolvono funzioni grammaticali come distinguere una domanda da un comando, una proposizione condizionale o una semplice dichiarazione. La natura visiva della lingua dei segni ha permesso di sviluppare queste e molte altre caratteristiche uniche.

SAUDADE DO FUTURO

IN VISTA DELLA PROIEZIONE DEL 25 LUGLIO VI PROPONGO UNA PICCOLA RECENSIONE DEL FILM.....

Saudade do futuro (2000)

Di Cesar Paes, Marie-Clémence Blanc-Paes

San Paolo è una megalopoli che accoglie ogni anno migliaia di persone: genere eteroclita. Saudade do futuro è un film-documentario sulla gente di San Paolo, ma non su tutta la gente.L'occhio della mpd osserva discretamente realtà dei nordestini, che hanno lasciato le campagne della regione del nord est del Brasile per cercare la fortuna nella grande città : chimera delle chimere. E' pero' uno sguardo leggero, dove la musica sostituisce la descrizione didascalica. E allora, Saudade do futuro, diventa un viaggio appassionato nella vita delle persone venute dal nordest, attraverso la loro cultura musicale. Camera a spalle, alcune interviste e tanta musica, tante immagini. Non c'e' pietas. Anche se le problematiche sociali emergono spontanee tra le note musicali.Due soggetti principali sono abbordati.Il Forro', musica popolare tra il cajun et il blues, suonata essenzialmente con fisarmonica. Musica da ballare, e allora ecco che le immagini si soffermano sulle sale da ballo, sul sudore delle persone, sui loro sguardi, sui loro movimenti.I trovatori, gente che ha scelto l'improvvisazione vocale come forma di sostentamento. I trovatori percorrono la città sfidandosi, con il solo aiuto di un tamburello, in improvvisazioni che vanno dalla vita quotidiana, alla politica, all'amore, alla saudade per il paese lontano. Una sorta di proto-rap, con sfumature blues. Poichè le parole non possono rendere appieno la poesia e la gioia di questo affrontamento verbal-musicale, un consiglio è quello di andarseli a vedere al cinema. Ne vale veramente la pena. Sono due ore di un piacere sottile che lascia libero spazio ad una riflessione piu' profonda.

Per farci un'idea sugli ospiti

Concerto ore 20,00
23/07/2009

Chi è Mama Marjas?


...MarjaS....... 1986...Nasce a Santeramo in Colle (BA) da babbo barlettano e mamma tarantina e cresce nella musica grazie all' "International Show",Band a conduzione famigliare di cui inizia a far parte dalla tenera età di 7 anni,prima come "bambina prodigio",poi come cantante e corista-ballerina e infine come cantante,intrattenitrice e musicista. Ha sempre studiato musica da piccolina e continua a farlo nella classe di violino del conservatorio di musica "E.R.Duni" di Matera,città che contribuisce alla sua contaminazione.
Infatti proprio a Matera,per caso o per destino(chissà!!!),incontra i fratelli di KIANKA
TOWN CREW,sound attivo dal 2005 grazie a Maria "MaMaMarjaS" Germinario (Dj & Selecta),Sabino "PapaSecu" Matera(Dj & Selecta),Paolo "DonRifle"
Domenichiello(Selecta),Domenico "MestaKilla"
Lerose(non più presente nella crew da un bel po' di tempo) e grazie anche alla collaborazione dei fratelli della Kianka Family,che comprende le rispettive fidanzate della crew(logicamente!!!!)e selecta gemellati come Valerio "Mest'Jim" Nicoletti (aggiuntosi nella Crew da Aprile 2007),Nicola "ChapMan" (residente a Roma) e Armagideon(diviso tra Italia e Spagna)...Insomma,una famiglia di amici accomunati dalla passione per il LEVARE!!...Attualmente "divisa" tra Santeramo e Taranto....dove con "Lo Zio" FIDO GUIDO e la sua ZUINGO COMUNICATION stà registrando un album solista(il suo primo album)ricco di stili e collaborazioni.Includerà tutti i Singoli finora messi in pubblicazione " 'couse I Love you"(Treble-Treble Studio vol.1),"Look Out"(JahmekyahMusic) con il "Fratello-Gemello" LU MARRA,"This world is wrong"(DonCiccio-LoveUniversityRecord),"Bless the Ladies"(South Yard vol.I),"Live As One" feat.Jaka(MacroBeats),"Everytime"(OneLove) integrati da altri brani INEDITI e mai pubblicati...è importantissima per questo lavoro la collaborazione con MACRO MARCO e la sua MacroBeats.

Questo e molto altro su http://www.myspace.com/mamamarjas


Jaka aka Peppe Giacalone


Perchè non scrivere qualche riga sull'ospite musicale di questa sera, 23 Luglio, dalle ore 20 in poi?

Peppe Giacalone, siciliano di origine ma residente a Firenze da molti anni, è uno dei personaggi di spicco della scena reggae italiana. Il suo repertorio di abilità è davvero molto vasto: egli, infatti, non è solo un cantante, ma anche DJ, musicista, MC, conduttore radiofonico e, soprattutto, grandissimo intrattenitore.
E' straordinaria, infatti, la sua capacità di intrattenere il pubblico durante le sue performances. Pregio notevolissimo, dato che si parla di un genere musicale che fa dell'unione e della fratellanza dell'uomo con i suoi simili e con il mondo uno dei suoi punti di forza!!

Le sue collaborazioni con artisti reggae, hip-hop e jazz sono numerose: da Frankie Hi-NRG a Roy Paci, dai Sud Sound System ai 99 Posse, passando per Almamegretta, Africa Unite, 24 Grana e Radici nel Cemento. Il Jaka ha, inoltre, aperto i concerti di Piero Pelù nel 2000 nelle maggiori città italiane.

JAKA è, inoltre, dj resident dell'AUDITORIUM FLOG di Firenze, una delle più grandi reggae hall d'Italia, e promoter delle serate "VIBRANITE" dove da 10 anni, con piatti e microfono, apre e chiude gli show di tutti i più grandi artisti della scena Reggae mondiale.
Nel 2005 pubblica l'album "Love to the people" con grandi ospiti internazionali. Questo disco viene acclamato dalla critica come "il più bel disco di Reggae italiano degli ultimi anni" e vi suonano dai tedeschi Seeed a Luciano.
Attualmente Jaka conduce sempre "Bongoman black music radio show" in onda dal 1991 sulle frequenze di Controradio. Questa sera si esibirà insieme a Mama Marjas, una giovane ventitreenne pugliese di Santeramo in Colle (BA) rivelatasi come grande promessa della scena reggae non solo meridionale, ma soprattutto nazionale.

Che dire, stasera ne vedremo davvero delle belle. E come recita un motto rimasto famoso nelle generazioni: PEACE AND LOVE!!!

ascolta con gli occhi


Caritas Insieme diventa sempre più multimediale,
oggi comunica anche con i sordomuti
.


Da alcune settimane il sommario all'inizio e alla fine dell'emissione televisiva di Caritas Ticino viene tradotto nel linguaggio dei segni per sordomuti, e su richiesta si traducono anche i diversi servizi su cassetta VHS.

Dante Balbo e Gerri Beretta-Piccoli hanno parlato di questa iniziativa nell'emissione del 4 maggio 1996.

A cura di Dante Balbo

Maggio è il mese delle rose e anche nel pac-chetto informativo di Caritas Insieme sboccia una nuova iniziativa.
Gerri Beretta-Piccoli, operatore sociale presso l'ospedale civico e docente, si è reso disponibile per tradurre nella lingua dei segni, il linguaggio dei sordomuti, il sommario della nostra emissione Caritas Insieme; e su richiesta si realizza anche la traduzione dei servizi.
Se l'iniziativa troverà il favore del pubblico, Caritas Insieme potrebbe essere trasmessa in replica la domenica con i servizi della settimana precedente tradotti integralmente nella lingua dei segni.
Per i ciechi la rivista è già tradotta in vario modo, sia come audiocassetta, sia come giornale elettronico da acquisire sull'edicola dei ciechi.
L'idea di estendere il nostro servizio anche ai sordomuti è venuta una sera ad una nostra collega, guardando un telegiornale spagnolo, tradotto simultaneamente per loro.
Caritas non ha le pretese professionistiche dei colleghi ispanici, né i mezzi per supportare economicamente questa iniziativa.
Il nostro punto di forza sono i volontari, che costituiscono lo zoccolo duro della nostra organizzazione.
Abbiamo trovato in Gerri Beretta-Piccoli una completa disponibilità, ma è sempre gradito l'apporto di altri volontari, capaci di usare questo linguaggio: a Lugano vi è una scuola per traduttori nella lingua dei segni e chissà che a Gerri non si aggiunga presto qualche altro volontario proveniente da questo corso.
La prima trasmissione con traduzione del sommario, è stata occasione per intervistare il traduttore.
Come accade spesso a Caritas Insieme, il risultato è andato ben oltre una questione di tecnica linguistica, coinvolgendo il senso delle relazioni quotidiane e il nostro modo di comunicare con gli altri.
Vi proponiamo perciò un estratto dell'intervista, ricordando ai sordomuti o ai loro conoscenti di scriverci o di mandarci un fax, per comunicare se sono interessati a questa iniziativa.

Intervista a Gerri Beretta-Piccoli di Dante Balbo,
trasmessa a Caritas Insieme il 4/5.5.96


D: Cosa significa per Gerri comunicare con i sordi?

G: Per me è facile perché io sono nato da mamma e papà sordomuti ed ho sempre parlato con loro. Non mi ricordo più se quando avevo due, tre, quattro anni quando parlavo con la mamma o con il papà, usassi di più le mani o la bocca per parlare: entrambi sono linguaggi, per me, naturali.
Per molti udenti è difficile, perché quando parlano fanno "facciacce" e un sordomuto non capisce, oppure gridano. E' sbagliato. Bisogna imparare a comunicare con il corpo, con la faccia, con le mani. Bisogna provare, perché molte volte gli udenti stanno fermi, duri come un sasso e non si capisce niente di ciò che dicono.

D: Questo per i ciechi è ancora più difficile, addirittura di noi si dice che abbiamo una faccia figée, che vuol dire che è un po' immobile. Ma comunicare vuol dire anche modificare il proprio linguaggio?

G: Questa è una domanda difficile per me, se per comunicare con i sordomuti io cambio?, un po' sì, perché quando parlo con un udente lo faccio più velocemente, con un sordomuto invece, vado più adagio, perché mi è un po' difficile spiegarmi chiaramente. Allora cerco di essere un po' più lento, ma sicuro che il sordomuto abbia capito.
Mi scuso se dico sordomuto, adesso i moderni dicono audioleso, non voglio offendere nessuno, ma io sono abituato così: da piccolo ho sempre visto dire sordomuto.

D: Abbiamo anche noi lo stesso problema, i ciechi li chiamano non vedenti , io ed un mio amico abbiamo pensato che i vedenti li chiameremo non ciechi ...

G: Ha ragione Dante. Sordomuto, cieco, è uguale, l'importante è capire che è una persona un po' diversa nel parlare, nel comunicare. Un altro, allora, "normale", deve cercare di capire cosa c'è di diverso. Un sordomuto è uguale agli altri, gioca a calcio, va in vacanza, fa i figli, mangia come tutti.Ma per comunicare ha una caratteristica importante, è obbligato a guardare sempre di faccia l'altro.
Gli udenti per dire "stupido" possono andare in un'altra stanza, ma a un sordomuto devo dirlo davanti: "Tu sei stupido!"
Allora credo che un sordomuto sia più onesto, perché deve comunicare guardando in faccia il suo interlocutore, mentre agli udenti è un po' più facile scappare.
D: E notevole quello che stai dicendo perché mette in luce una ricchezza diversa.
C'è nel linguaggio dei sordomuti qualche cosa che permetterebbe di arricchire anche il mondo dei cosiddetti normali?

G: Io credo di sì. Gli udenti sono abituati a sentire molti rumori e non ascoltano chi parla, perché sono distratti da molti stimoli diversi. Allora è importante ascoltare.
Tre anni fa c'era un manifesto per i deboli di udito che diceva: "ascolta con gli occhi".
Questo vuol dire anche fermarsi un po' e parlare, non avere sempre fretta, perché la fretta fa perdere il contatto con l'uomo, mentre se si va più adagio si e più tranquilli e più sorridenti.
...I sordomuti sono molto pochi in Ticino, saranno 60-70 persone, ma a Varese e Como, questi amici sordomuti sono molti e ci ascoltano. Non bisogna inoltre dimenticare che se anche i sordomuti sono pochi, vanno aiutati a capire questo nuovo mondo.

D: Un'ultima questione, è difficile imparare la lingua dei segni?

G: Forse è un po' difficile ma adesso ci sono delle scuole. Anche qui a Lugano hanno aperto un corso per imparare a essere traduttore della lingua dei segni.
E' facile se si vuole comunicare, soprattutto se poi si va a incontrare dei sordomuti e provare a scoprire questo nuovo mondo, un mondo diverso ma simpatico. Io sono nato con loro e ho sempre visto i sordomuti contenti, contenti perché forse non sentono molte cose tristi o noiose.



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Le frasi che ho colorato in rosso per me
sono molto significative;
ASCOLTA CON GLI OCCHI,
è una di quelle frasi che secondo
me più si addice
all'evento
che ha catturato la nostra attenzione

ovvero Vismusicae09!

Maria Laura!

Interessante iniziativa

Apprezzo molto questa iniziativa che ci fa conoscere il mondo della comunicazione delle persone non udenti nella lingua dei segni e ci indirizza ad approfondire la loro cultuta. Penso ci sia molto da apprendere sotto questo punto di vista..sicuramente è d'aiuto pratico sotto questo aspetto la visione dei video su youtube!
Ho raccolto queste interessanti informazioni che vorrei condividere con voi.

Capire il mondo dei sordi

Quando i bambini sordi diventano adulti sordi, spesso confessano che quello che più desideravano dai genitori era il dialogo. Mentre la madre anziana stava per morire, Jack, un uomo sordo, cercò di comunicare con lei. Lei si sforzava di dirgli qualcosa, ma non era in grado di scrivere e non conosceva la lingua dei segni. Poi entrò in coma e in seguito morì. Jack continuò ad essere ossessionato da quegli ultimi momenti angosciosi. Quell’esperienza lo spinse a consigliare ai genitori di bambini sordi: “Se volete avere un buon dialogo e un significativo scambio di idee, sentimenti, pensieri e amore con il vostro figlio sordo, ditelo con i segni. . . . Per me è troppo tardi. È troppo tardi per voi?”

Per anni molti hanno frainteso la condizione dei sordi. Alcuni hanno sostenuto che i sordi non sanno praticamente nulla perché non sentono nulla. Molti genitori sono stati iperprotettivi nei confronti dei figli sordi o timorosi di inserirli nel mondo esterno. In alcune culture i sordi sono stati erroneamente definiti “muti”, anche se di solito non hanno disturbi vocali. Semplicemente non ci sentono. Altri consideravano la lingua dei segni primitiva o inferiore alla lingua parlata. Non meraviglia che con una simile ignoranza alcuni sordi si sentissero oppressi e incompresi.

Negli Stati Uniti, negli anni ’30, il piccolo Joseph fu iscritto a una scuola speciale per bambini sordi che proibiva l’uso della lingua dei segni. Lui e i suoi compagni venivano spesso disciplinati perché usavano segni, anche quando non riuscivano a capire le parole degli insegnanti. Quanto desideravano capire ed essere capiti! Nei paesi in cui i provvedimenti per l’istruzione dei bambini sordi sono limitati, alcuni crescono con pochissima istruzione formale.

Tutti abbiamo bisogno di essere capiti. Triste a dirsi, certuni, quando vedono un sordo, vedono solo un “incapace”. Le lacune evidenti possono oscurare le vere capacità del sordo. Invece molti sordi si considerano persone “capaci”: sono in grado di comunicare tranquillamente fra loro, hanno amor proprio e ottengono buoni risultati in campo accademico, sociale e spirituale. Purtroppo i maltrattamenti che molti sordi hanno subìto hanno indotto alcuni di loro a diffidare degli udenti. Viceversa, quando persone udenti si interessano sinceramente di comprendere la cultura dei sordi e la lingua naturale dei segni e considerano i sordi persone “capaci”, tutti ne traggono beneficio.

Se si desidera imparare una lingua dei segni, bisogna ricordare che la lingua rappresenta il nostro modo di pensare e formulare idee. Per imparare bene una lingua dei segni bisogna pensare in quella lingua. Per questo non basta imparare i segni da un dizionario per essere davvero padroni di una lingua dei segni. Perché non imparare da coloro che usano la lingua dei segni nella vita di ogni giorno, i sordi? Acquisire una seconda lingua da segnanti nativi aiuta a pensare e a formulare le idee in modo diverso, ma naturale.

Mezzogiorno [versione E(l.is.)a di Jovanotti]



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Deborah De Rosa