[Ambienti digitali] [vis musicae 2009] Che cosa comunica, secondo te, la poesia?

“Per quanto mi riguarda, voglio comunicare un ritmo metrico mio, senza trascurare il contenuto non necessariamente drammatizzato. Poi, mi accorgo che il pubblico percepisce il senso di una poesia, se accentuo il contenuto, e non tanto la forma o il ritmo metrico. Del resto, il mio problema formale metrico è privato. Non è detto che il pubblico debba sempre capirlo. In poesia, mi esprimo anche politicamente. Qualche critico intravede nella mia tematica un’ombra di umanesimo rivoluzionario. Sul piano sociale, la poesia può servire se si tocca il reale, non tanto l’esperienza personale. E’ poesia, secondo me, soprattutto riuscire a trasmettere questa esperienza del reale collettivo”.

Dicono che sia difficile insegnare la poesia e con la poesia, eppure a ben vedere sarebbe la cosa più logica se solo si sapesse ascoltare i poeti che ne parlano o i loro stessi versi: quante volte vi siete chiesti cosa fare della vostra vita, cosa scegliere o fare, magari accanto alla libreria che ospita selected poems adatte alla bisogna ("../ci sono là in poesie villipese /cose per cui a non saperle /gente muore ogni istante/.." wcw).
La forma, il contenuto, cosa dire, a chi, come!
Amelia Rosselli a domanda risponde ed è un piccolo trattato d'estetica che nasce nella prammatica attingendo all'etica e alla politica. Proviamo a leggerlo fuori dalla letteratura, usiamolo per fare il web e nulla cambia.
La lezione che ne viene è subito detta: il canto è indicibile altrimenti, per questo il poeta non si attarda a spiegare, ragiona tra sè e sè, la poesia è un fatto privato: quel che conta è come si vive con altri, è questo che alla fine si comunica.
Allora se dovete organizzare l'evento o il database del supermarket non annoiate con i vostri personali birignao, con le abilità esibite, con la vostra professione, fate come dio comanda quel che vi sembra giusto per gli ospiti o per le vendite, ma non mettete in mezzo quel che vi tocca intimamente e riguarda solo voi - e non pensiate di divertirvi o cose così - vi dice Amelia.


Poetando a Vis Musicae 2009:



[vis musicae 2009] promo video edizione 2005

[Ambienti digitali] La componente «bestiale»

Ester
mi dice, leggi (eh?!):
"La componente «bestiale» dell'uomo va addomesticata usando altri mezzi.
Peter Sloterdijk non mancava di citare uno degli autori che, a suo dire, meglio incarnerebbero lo spirito e i limiti dell'umanismo moderno e contemporaneo, quell'umanismo basato su un'«etica dell'alfabeto» e un assoluto primato del libro come oggetto di mediazione fra l'uome e la sua, forse insopprimibile, «animalità». Ciò che Cicerone chiamava humanitas - osservava il filosofo tedesco - nella sua essenza altro non è che una complessa strategia di «telecomunicazione», ossia la capacità di creare «amicizie a distanza», di legare e «addomesticare» la specie attraverso il medium della scrittura.
Critico nei confronti di questo modello di «addomesticamento intellettuale», strutturato sulle nozioni di alfabetizzazione, istruzione, educazione e scuola, Peter Sloterdijk ha ingaggiato una vera e propria battaglia contro le scorie di un umanismo incapace non solo di cordinarsi nella postmodernità, ma persino di leggere retrospettivamente le coordinate del proprio mondo andato oramai irrimediabilmente in frantumi. L'umanesimo affidato alla «lettera», chiosa ancora oggi Sloterdijk, è definitivamente morto. La componente «bestiale» dell'uomo va addomesticata se non proprio per altri fini, quanto meno con altri mezzi."
http://materialiresistenti.blog.dada.net/


in nota, dal manuale dell'editor:
0.1 Primi testi. Sei topiche ( .. ) Dalle prassi comunicative della performace può scaturire lo sforzo etico di generalizzare l'esperienza vaga del mondo perverso "reso furioso dalla percezione" che scaturisce dalla lettura dei media. "In che modo è possibile oggi concepire il divenire furioso della specie umana? L'immiserimento dell'immaginario rende l'esistenza una cosa pazza, umiliata, offesa nella sua parte più istintuale e creativa. (..) Divenire una "cosa pazza" significa subire una privazione di mondo che l'effetto della catalogazione tende a celare: lo smarrimento di una capacità di progettare ed immaginare proprio all'interno della trasformazione."2, Tiziana Villani dall'intuizione di Giordano Bruno accetta di compromettersi nei media con le tensioni contraddittorie del sentire umano per tentare sempre di dire proprio le cose come stanno anche occupati in cose che non ci riguardano minimamente.