Intervista a Tomaso Binga

Bianca Mena

Il suo è un nome maschile per testimoniare la sua opposizione ad un mondo prevalentemente maschile. Il suo nome è frutto di una modifica … a Tommaso ha tolto una “costola” per renderlo più sonoro e Binga, poi, proviane da Bianca.

Con la sua poesia, che si chiama poesia sonora, tratta argomenti sociali e di denuncia.

Può così parlare di tutto, non ci sono argomenti di cui “non” si può trattare.

Per quanto riguarda la lingua dei segni, questo è un mondo che ha conosciuto solo ora.

Non capisce un H di quello che segnano, ma è comunque affascinata da questa lingua che, a suo modo, come la poesia sonora, ha una sua musicalità.

Infatti la poesia di cui si occupa Tomaso è ricca di omografie. Se tradotte in lingua dei segni si perde delle sue poesia la "rima" ma queste acquistano maggiore estetica.

Fa chiaro riferimento dicendo questo alla “poesia muta” di Lucia Daniele e Laura Di Gioia (sorde) che mostrano il ritmo della poesia segnando.

Il consiglio che da a tutti gli studenti dell’unical è di leggere molto e di condividere le esperienze come quella di vis musicae che arricchiscono la mente e la vita.


Tommaso Binga docet