Troi «Chinaman» Lee, il DJ...sordo







Altro che “mondo o comunità silenziosa”, “musica del silenzio”, c’è chi, con il volume al massimo, fa tremare tutta la città!
Troi «Chinaman» Lee, trentaquattrenne inglese, nato con una grave mancanza all’apparato uditivo, compensata con un apparecchio acustico, ha scelto di fare come mestiere, udite udite… il DJ!
Adora la musica, ogni genere di musica, dalla house, all’hip hop, al reggae, al soul. Ha bisogno soltanto di una cosa: delle buone casse per pomparla a tutto volume sulla pista e far vibrare l’aria, il pavimento, il petto e i piedi dei ragazzi che si aggrappano alle vibrazioni per ballare.
Così, quando nel cuore Londra scende il silenzio della notte, le piste delle discoteche, i night club e i campus universitari, iniziano a pulsare, si animano di ragazzi udenti e soprattutto, come la chiama lui, “della sua gente”, ovvero il popolo dei sordi che ama “sentire” la musica, ballare, seguire il ritmo, farsi travolgere e avvolgere dall’atmosfera magica e adrenalinica delle discoteche e dei concerti live.
Spinto da questa passione per la musica e per il ritmo,Troi Lee, insieme ad altri tre amici sordi, nel 2003 ha fondato «Deaf Rave» e così organizza dei veri e propri rave per sordi! Perché, come afferma (e come ci dimostra) «anche noi sordi possiamo fare e sentire la musica».
«Io sono nato sordo e ho un fratello gemello che ci sente - spiega Troi Lee - all’età di 17 anni andavamo insieme ai rave party in giro per Londra. Ho sempre viaggiato molto, soprattutto in Europa, a volte mi è anche capitato di sentirmi discriminato per il mio handicap. Insomma, se non ci sento, non vuol dire che ti ignoro o che devi ignorarmi. Allora ho capito che dovevo fare qualcosa: dovevo spingere la mia comunità a trovare nuovi modi per esprimersi, a venire allo scoperto».
Queste feste stanno prendendo sempre più campo in Inghilterra, grazie al lavoro e alla determinazione di Troi Lee e del suo gruppo, composto anche da Jeffo, un altro dj, e due ballerini di breakdance, Diamonds e Silent Steps, tutti sordi.
L’organizzazione della prima festa risale al 2003, in un locale di Londra. In seguito ad un efficacissimo passaparola, i biglietti finirono due mesi prima, e la città intera vibrò, scuotendo gli animi di chi riteneva questa comunità “silenziosa” e chiusa nel suo mondo. Dopo Londra, è stato tutto un crescente successo: a Berlino, in Francia, in Polonia, con persone che arrivavano da tutto il mondo affascinati da questa modalità comunicativa.
Particolarmente originale la festa organizzata a Parigi, in una barca ormeggiata lungo la Senna. «E’ stato bellissimo – racconta Troi Lee - in queste occasioni si conoscono un sacco di persone. I sordi hanno un vantaggio rispetto a chi sente: anche se la musica è a livelli altissimi possono parlarsi. Lo fanno con il linguaggio dei segni, che tra l’altro è universale e non incontra barriere».
Durante i deaf rave la musica è a tutto volume e le frequenze basse vengono amplificate a dismisura in modo che chi balla possa avvertire le vibrazioni in tutto il corpo e sul pavimento e quindi, muoversi a ritmo. Vengono, inoltre, proiettati su maxi schermi dei visual shows, immagini di gente che balla, così chi è in pista si può avvalere di un suggerimento ritmico visivo e muoversi di conseguenza. Non manca anche spazio per la creatività e l’improvvisazione: artisti sordi o dj hanno la possibilità di esibirsi con le loro singolari performance e trasmettere energia positiva, mostrando il proprio talento e fungendo da esempio e ispirazione per una comunità che troppo spesso rimane in ombra, zittita da pregiudizi che la ritengono muta e incapace di esprimersi in senso lato.
Ecco la magia della musica,che pulsa sul corpo di udenti e sordi, che cola addosso a tutti e li facendoli muovere sulle stesse note.
Tra i tanti progetti e desideri,afferma Troi Lee, il gruppo vuole raggiungere due obiettivi:« il primo è di farci dare uno spazio musicale per la conferenza della Federazione mondiale dei sordi che si terrà in Sud Africa nel 2011. Il secondo, ma questo è proprio un sogno, è di organizzare un super party a Londra, per le Olimpiadi del 2012. Ci piacerebbe se tutti i sordi da tutto il mondo, insieme agli udenti si ritrovassero a Londra per una grande festa comune».
A questo punto, anch’io vorrei esprimere qualche desiderio: il primo, è che questo sito, che va arricchendosi di testimonianze e iniziative possa offrire validi spunti di riflessione sia per gli udenti curiosi che voglio conoscere il mondo dei sordi, sia per coloro che, senza volerlo, sono impregnati di pregiudizi …
Il secondo, che auspico fortemente, è che tutto questo possa servire da stimolo e ispirazione per quanti fanno parte della comunità dei sordi e che si sentono troppo “piccoli” per realizzare “grandi” progetti e troppo soli, per attuare una rivoluzione o un cambiamento. Nulla è impossibile se c’è la determinazione e la volontà! Inoltre,“l’unione fa la forza”, si dice, e questa unione annovera sempre più persone che vogliono comunicare superando ogni ostacolo.

Signmark, l'hip-hop in lingua dei segni


Qualcuno di voi conosce Signmark?
No?Allora ve ne parlo un pò!
Segni particolari: finlandese, 31 anni, rapper. Fin qui tutto normale, o quasi. Se non fosse che il suo modo di fare rap è davvero il più eccellente tra i segni particolari. Signmark è, infatti, so
rdo dalla nascita e la sua lingua di espressione è la lingua dei segni.
Nel 2001 insieme al suo amico Heikki riesci a realizzare il suo sogno: fondere la lingua dei segni e l'hip-hop. Heikki diventa così la voce di Signmark, ma non solo: i due formano un vero e proprio gruppo con l'aiuto di DJ Sulava e di Brendon, che traduce i testi in inglese.
Il gruppo ottiene risultati strabilianti in tutto il mondo: in Italia si segnala la loro presenza al Festival Internazionale di Poesia di Genova nel 2008.

"Speravamo di essere ascoltati - afferma Heikki - ma i risultati ottenuti come band ci hanno totalmente stupiti: abbiamo suonato in giro per l'Europa, ma anche in Giappone, in America e in Sudafrica".

I testi delle canzoni nascono in modo molto sincronico tra Heikki e Signmark: il secondo dà una storia di base al primo, che la scrive in rima e, successivamente, Signmark la traduce in lingua dei segni.
Ricordando
Carl Oscar Malm, che nel 1846 aprì la prima scuola per sordomuti in Finlandia, Signmark racconta il suo modo di percepire la musica: "
Posso sentire la vibrazione in tutto il corpo, soprattutto se sono vicino a dei woofer molto buoni! Se i bassi spingono a dovere, posso sentire il beat che risuona in tutto il mio corpo. Puoi provare anche tu: basta solo che ti tappi le orecchie...! Conto le battute, entro nel groove e seguo le rime dei miei amici: per noi tre é facile essere sempre perfettamente a tempo!"

Tra i loro pezzi più conosciuti "Our life" in cui Signmark racconta la sua vita, le difficoltà che ha avuto sin dalla scuola; denuncia anche che sino al 1995 non esistevano leggi a tutela dei sordi, e di come la medicina speculi sugli handicap. La canzone "Shackles", invece è la tragica storia di un sordo fidanzato con una ragazza la cui famiglia la costringe ad abortire e a sterilizzarsi perchè la legge non permette ad una simile coppia di avere figli: per fortuna, ora, le cose sono un pò cambiate.

Volete saperne di più?E allora visitate:

www.signmark.biz

www.myspace.com/signmark



Dire che tutto questo è sensazionale è davvero il minimo. Il successo ottenuto da questi ragazzi lo testimonia. In Finlandia, come molti sapranno, il genere musicale privilegiato è senza dubbio il metal, ma iniziative come queste sconvolgono ogni gerarchia di gusto e preferenza; meritatamente, aggiungerei.

Scripta volant

In sintonia con il tema di Vis Musicae 2009 Le arti della parola, per tutti e quattro i pomeriggi del festival saranno proposti al pubblico diversi giochi con le parole, collegati alle lingue e agli alfabeti.
Come con la musica, anche con le parole si viaggerà attraverso il Mediterraneo, il cui sapiente anagramma, che rovescia carte geografiche e punti di vista è: MARE D'ORIENTE.
E anche attraverso i giochi, si cercheranno i passaggi fra i Suoni e i Segni: due parole di cinque lettere che possono trasformarsi una nell'altra se si imbocca la strada giusta, come accade, per esempio, andando dal FADO, attraverso il FALO', il FILO e le FILA, fino in SILA.

Antonella Sbrilli