Kandinskij- " Non riuscivo a capire tutto ciò [...]. Ma ciò che mi divenne assolutamente chiaro fu l'intensità della tavolozza. La pittura si mostrò davanti a me in tutta la sua fantasia e il suo incanto. Profondamente dentro di me nacque il primo dubbio sull'importanza dell'oggetto come elemento necessario nel quadro [...]. Fu nel Lohengrin che sentii, attraverso la musica, l'incarnazione e l'interpretazione suprema di questa visione [...].
Mi divenne perfettamente chiaro, però, che l'arte possedeva in generale una potenza assai maggiore di quanto pensassi, e che la pittura era capace di esprimere la medesima intensità della musica".
Castel- affinchè un sordo possa gioire e giudicare della bellezza di una musica tramite i colori ed un cieco potesse giudicare dei colori tramite i suoni.
[Nel clavecin oculaire, ideato da padre Castel ad ogni nota era associato, secondo studi approfonditi del frate, un colore, che si doveva mostrare allorché si pigiava il tasto della nota corrispondente.]
Kandinskij- "Poiché il colore è un mezzo che consente di esercitare un influsso sull'anima, si può dunque indirizzare l'arte pittorica del futuro nell'uso del colore come suono e ripartire la pittura in composizioni semplici (o melodiche) e complesse (o sinfonich
Intervista con Marcello Valletta: "Lingua dei segni, chat, sms e fax gli strumenti più utilizzati".
Pubblicato da Annamaria alle 15:36Etichette: lis, vis musicae 2009
E' un «grande grazie!» quello espresso dai sordi della Capitale in una lettera indirizzata alla diocesi di Roma in cui raccontano la gioia vissuta lo scorso 11 giugno nel partecipare alla celebrazione del Corpus Domini con Benedetto XVI. Erano in 50 a San Giovanni e, seduti nelle prime file, hanno potuto assistere alla liturgia con l’aiuto di tre interpreti. «Un dono grande» definiscono l’evento che, come spiega la vice responsabile del settore spirituale dell’Ente nazionale sordi (Ens), suor Veronica Donatello, «ha dato loro l’occasione di sentirsi Chiesa nella comunione con i fedeli romani».
Suor Veronica, trentacinque anni appena compiuti e francescana alcantarina da otto, si occupa della spiritualità dei sordi all’interno dell’Ens da circa dieci anni. «Ma già da prima di entrare in convento - dice - lavoravo in questo ambito come docente e interprete, soprattutto nel campo dei mass media». Poi, attraverso la sua vocazione, il lavoro è diventato per lei la primaria occupazione pastorale a livello diocesano, con Massimiliano Cascitti, regionale, con Vincenzo Mastrodomenico, e nazionale, con padre Gianfranco Roncone. E sono tante le iniziative che suor Veronica ha avviato con loro. A partire dagli incontri di catechesi periodici mirati alla formazione dei laici, nonché all’attivazione di corsi di sensibilizzazione alla lingua dei segni italiana. A Roma questi corsi si svolgono da otto anni nella chiesa di Santa Maria in Trastevere, dove ogni domenica, alle 10.30, i sordi partecipano alla Messa con interprete lis e ne animano la liturgia, con i bambini che cantano in lingua dei segni. Inoltre da quest’anno è stato anche avviato il corso prematrimoniale con interprete, insieme al parroco monsignor Matteo Zuppi. Ma le iniziative non si rivolgono solo ai laici. Al Seminario Maggiore, ad esempio, come spiega la religiosa, «tre anni fa è partito un corso di lis e lo frequentano una quindicina di seminaristi. Tra loro, tre che conoscono la lingua lis sono stati ordinati sacerdoti: due per Roma e l’altro per la diocesi di Vibo Valentia».
Ma la gioia di suor Veronica e di quelli che con lei collaborano è data anche dal fatto che, dopo tanti anni, si vedono finalmente realizzati i frutti di un «lavoro faticoso e meraviglioso». Tra i tanti ragazzi che fanno parte del gruppo, quattro hanno ricevuto il sacramento della Cresima lo scorso ottobre in una liturgia celebrata dal cardinale Vallini a Sant’Ireneo a Centocelle. Un nutrito numero, poi, è diventato catechista al termine di un percorso durato due anni. Quarantacinque di loro, dal 15 al 22 luglio, saranno con suor Veronica in Terra Santa per partecipare a un pellegrinaggio sul dialogo interreligioso.
Nacque a Parigi il 18 ottobre del 1971,sorda dalla nascita, famosissima attrice e nipote del celebre biologo Henri Laborit.
Dopo un'infanzia segnata dall'isolamento, a sette anni impara la lingua dei segni e comincia un difficile percorso verso l'autonomia. Poco dopo entra in un istituto specializzato, dove il linguaggio dei segni è vietato, per spingere i bambini sordi a esprimersi oralmente. Queste esperienze maturano in lei la volontà di dedicarsi a combattere l'emarginazione alla quale i non udenti sono condannati dalla società.
Studia recitazione in un centro speciale di ricerca creativa per non udenti, l'International visual theatre.
Nel 1993, vince il premio Molière come giovane rivelazione per il suo ruolo in Les enfants du silence (I figli del silenzio); è la prima attrice non udente a vincere questo premio. Nel 1994 pubblica un libro,Il pianto del gabbiano, nel quale racconta le dure esperienze infantili e adolescenziali affrontate per superare l'handicap della sordità.
Successivamente, Emmanuelle Laborit ha interpretato molti ruoli diversi al cinema e al teatro. Il suo più notevole successo teatrale è stata l'Antigone, tragedia presentata al festival di Avignone nel 1995. In campo cinematografico, è notevole la sua partecipazione al film collettivo 11/09/01 (2002), in un episodio diretto da Claude Lelouch.
La Laborit è nota anche al pubblico italiano per il suo ruolo da protagonista nel film Marianna Ucrìa (1997), diretto da Roberto Faenza e tratto da un romanzo di Dacia Maraini.
Dal 2003 è la nuova direttrice dell'International Visual Theatre, dove si dedica all'insegnamento, al teatro e alla ricerca nel campo della lingua dei segni.
Questa breve autobiografia dimostra di quanto si può essere realizzati indipendentemente dai vincoli che la sordità può comportare !!!! Emmanuelle ci dimostra che nella vita niente può avere limiti e confini !!!