Ritmo e melodia tra la mani





ASL Poetry: BULLY ASL

concerto

Kandinskij- " Non riuscivo a capire tutto ciò [...]. Ma ciò che mi divenne assolutamente chiaro fu l'intensità della tavolozza. La pittura si mostrò davanti a me in tutta la sua fantasia e il suo incanto. Profondamente dentro di me nacque il primo dubbio sull'importanza dell'oggetto come elemento necessario nel quadro [...]. Fu nel Lohengrin che sentii, attraverso la musica, l'incarnazione e l'interpretazione suprema di questa visione [...].
Mi divenne perfettamente chiaro, però, che l'arte possedeva in generale una potenza assai maggiore di quanto pensassi, e che la pittura era capace di esprimere la medesima intensità della musica".

Castel- affinchè un sordo possa gioire e giudicare della bellezza di una musica tramite i colori ed un cieco potesse giudicare dei colori tramite i suoni.

[Nel clavecin oculaire, ideato da padre Castel ad ogni nota era associato, secondo studi approfonditi del frate, un colore, che si doveva mostrare allorché si pigiava il tasto della nota corrispondente.]

Mario Costa- quello che realizzava di fatto era un primo tentativo di trasferimento del fenomeno dall’interno all’esterno, tramite una prima meccanica forma di "interfaccia", vero antecedente, cioè, delle attuali "macchine della sinestesia".






Kandinskij- " il colore è un tasto, l'occhio il martelletto che lo colpisce, l'anima lo strumento dalle mille corde".


Arnold Schönberg -"Il gioco della luce e dei colori non è costruito solo sulla base delle intensità, bensì secondo valori che si possono paragonare solo alle altezze dei suoni. Anche i suoni e le gradazioni del colore si collegano e si amalgamano agevolmente tra loro solo quando hanno una reciproca relazione di fondo."


Kandinskij- "Poiché il colore è un mezzo che consente di esercitare un influsso sull'anima, si può dunque indirizzare l'arte pittorica del futuro nell'uso del colore come suono e ripartire la pittura in composizioni semplici (o melodiche) e complesse (o sinfonich

Intervista con Marcello Valletta: "Lingua dei segni, chat, sms e fax gli strumenti più utilizzati".

Leggevo su internet una curiosa intervista, rilasciata dal professor Marcello Valletta, docente di lettere e assistente della comunicazione per i sordi, a Giuseppe Malchionna. In questa, riassumendo, veniva asserito: "Lingua dei segni, chat, sms e fax gli strumenti più utilizzati".

Prendendo come riferimento alcune città italiane, -Oggi i sordi, su 450.000 abitanti, sono circa 400 vale a dire meno di un uno ogni 1.000 abitanti. Quelli in età scolastica non raggiungono neppure le 30 unità.- Dice Valletta.
E, con l'intento di chiarire il modo migliore per comunicare con le persone sorde, continua -La sordità purtroppo, rispetto ad altri tipi di handicap ha una particolarità: è invisibile e quindi sottovalutabile. L'ostacolo primo che ci fa rendere conto della sua complessità è l'aspetto comunicativo e relazionale.
Quando abbiamo occasione di parlare con un sordo occorre innanzitutto osservare delle regole semplici ma importanti come, ad esempio, guardarlo mostrandogli in pieno il proprio viso al fine di consentirgli una comoda labiolettura, di intuire cioè dai movimenti delle nostre labbra quanto stiamo dicendo. È bene anche articolare in modo visibile le parole, non essere frettolosi o non mangiarsi le parole, utilizzare insomma un linguaggio semplice evitando parole troppo complesse o poco usate, che sia insomma alla sua portata. Il sordo, in linea di massima, non ha sviluppato il linguaggio apprendendolo in modo progressivo, come una persona udente, sentendo le parole pronunciate dagli altri ripetendole e vedendosele corrette in caso di pronuncia errata ma ha dovuto imparare il linguaggio attraverso una rieducazione logopedica, paziente ed impegnativa. Per loro il linguaggio è qualcosa che è stato appreso in modo indiretto ed in forma mediata.-

Ma oggi i sordi come comunicano?
Occorre fare delle distinzioni per comprendere il loro modo di comunicare.Tra questi soggetti alcuni sono nati sordi, altri lo sono diventati in età diversa, alcuni sono figli di sordi oppure hanno un genitore sordo e l'altro udente o sono figli di udenti, inoltre alcuni sono segnanti ed altri oralisti. Questa loro diversità familiare incide in modo molto netto sull'aspetto comunicativo. Ad esempio, un bambino sordo figlio di sordi segnanti (che comunicano utilizzando la lingua dei segni) non avrà alcuna difficoltà a parlare con i genitori di un determinato problema, essi parlano la stessa lingua, si capiscono immediatamente e i contenuti comunicativi vengono veicolati con lo stesso codice linguistico espressivo. Per i bambini sordi figli di udenti cade la modalità sordo-sordo e nasce quella udente-sordo che implica un lavoro più complesso, ma non per questo meno utile. E' chiaro, non possiamo qui affermare la superiorità della lingua dei segni rispetto all'oralità del linguaggio, ma non possiamo neppure sostenere il contrario.
La verità, si è sempre detto, sta nel mezzo. Oggi i sordi vivono pienamente la loro vita nel mondo di udenti, non sono più isolati e per questo è indispensabile che abbiano un buon livello culturale ed una buona capacità linguistica. Su questo aspetto la scuola sta ultimamente investendo molto. Bisogna però che si eviti la contrapposizione velata tra mondo dei sordi e mondo degli udenti, occorre uscire fuori da queste vecchie posizioni nel rispetto delle due identità dei sordi e degli udenti.

Ma fra loro come comunicano?
Esistono diverse modalità. Quando parlano tra loro, i sordi utilizzano per lo più la lingua dei segni, uno strumento che si basa sull'articolazione di mani e braccia accompagnata da espressioni del viso. Ha un'altra grammatica rispetto al parlato, è diversa dall'oralità degli udenti ed ha dei parametri formazionali suoi specifici. Questa comunicazione è possibile solo tra sordi oppure tra sordi ed udenti "addetti ai lavori". Tra loro molti utilizzano il D.T.S. (Dispositivo Telefonico per Sordi) definibile come un telefono alternativo alla vocalità. E' dotato di tastiera con la quale si può scrivere un messaggio e, utilizzando un neologismo, si può chattare. Il limite di tale strumento, oltre una certa lentezza legata al dover digitare le lettere, sta nel fatto che è utilizzato dai soli sordi che comunicano a distanza tra loro. Un udente non comprerà mai per sé un DTS a meno che non debba comunicare abitualmente con un sordo. Per inviare e ricevere messaggi i sordi possono utilizzare anche il fax che, a differenza del precedente, è uno strumento comunicativo d'uso comune anche tra gli udenti. Oggi poi anche il massiccio uso dei cellulari e dei messaggi sms ha fatto breccia nel mondo dei sordi che scambiano messaggi in tempo reale con tutti, sordi ed udenti. Inoltre anche l'uso di internet, la posta elettronica, con l'invio appunto di e-mail, sta permettendo un ingresso più pieno dei sordi nei vari contesti della cultura moderna. Si pensi ad esempio anche alle chat per mezzo delle quali si comunica in tempo reale superando limiti che fino a qualche anno fa sembravano impossibili.

A Santa Maria in Trastevere la Messa per i sordi



E' un «grande grazie!» quello espresso dai sordi della Capitale in una lettera indirizzata alla diocesi di Roma in cui raccontano la gioia vissuta lo scorso 11 giugno nel partecipare alla celebrazione del Corpus Domini con Benedetto XVI. Erano in 50 a San Giovanni e, seduti nelle prime file, hanno potuto assistere alla liturgia con l’aiuto di tre interpreti. «Un dono grande» definiscono l’evento che, come spiega la vice responsabile del settore spirituale dell’Ente nazionale sordi (Ens), suor Veronica Donatello, «ha dato loro l’occasione di sentirsi Chiesa nella comunione con i fedeli romani».
Suor Veronica, trentacinque anni appena compiuti e francescana alcantarina da otto, si occupa della spiritualità dei sordi all’interno dell’Ens da circa dieci anni. «Ma già da prima di entrare in convento - dice - lavoravo in questo ambito come docente e interprete, soprattutto nel campo dei mass media». Poi, attraverso la sua vocazione, il lavoro è diventato per lei la primaria occupazione pastorale a livello diocesano, con Massimiliano Cascitti, regionale, con Vincenzo Mastrodomenico, e nazionale, con padre Gianfranco Roncone. E sono tante le iniziative che suor Veronica ha avviato con loro. A partire dagli incontri di catechesi periodici mirati alla formazione dei laici, nonché all’attivazione di corsi di sensibilizzazione alla lingua dei segni italiana. A Roma questi corsi si svolgono da otto anni nella chiesa di Santa Maria in Trastevere, dove ogni domenica, alle 10.30, i sordi partecipano alla Messa con interprete lis e ne animano la liturgia, con i bambini che cantano in lingua dei segni. Inoltre da quest’anno è stato anche avviato il corso prematrimoniale con interprete, insieme al parroco monsignor Matteo Zuppi. Ma le iniziative non si rivolgono solo ai laici. Al Seminario Maggiore, ad esempio, come spiega la religiosa, «tre anni fa è partito un corso di lis e lo frequentano una quindicina di seminaristi. Tra loro, tre che conoscono la lingua lis sono stati ordinati sacerdoti: due per Roma e l’altro per la diocesi di Vibo Valentia».
Ma la gioia di suor Veronica e di quelli che con lei collaborano è data anche dal fatto che, dopo tanti anni, si vedono finalmente realizzati i frutti di un «lavoro faticoso e meraviglioso». Tra i tanti ragazzi che fanno parte del gruppo, quattro hanno ricevuto il sacramento della Cresima lo scorso ottobre in una liturgia celebrata dal cardinale Vallini a Sant’Ireneo a Centocelle. Un nutrito numero, poi, è diventato catechista al termine di un percorso durato due anni. Quarantacinque di loro, dal 15 al 22 luglio, saranno con suor Veronica in Terra Santa per partecipare a un pellegrinaggio sul dialogo interreligioso.






Emmanuelle Laborit : LINGUA DEI SEGNI E TEATRO


Emmanuelle Laborit


Nacque a Parigi il 18 ottobre del 1971,sorda dalla nascita, famosissima attrice e nipote del celebre biologo Henri Laborit.
Dopo un'infanzia segnata dall'isolamento, a sette anni impara la
lingua dei segni e comincia un difficile percorso verso l'autonomia. Poco dopo entra in un istituto specializzato, dove il linguaggio dei segni è vietato, per spingere i bambini sordi a esprimersi oralmente. Queste esperienze maturano in lei la volontà di dedicarsi a combattere l'emarginazione alla quale i non udenti sono condannati dalla società.
Studia
recitazione in un centro speciale di ricerca creativa per non udenti, l'International visual theatre.
Nel
1993, vince il premio Molière come giovane rivelazione per il suo ruolo in Les enfants du silence (I figli del silenzio); è la prima attrice non udente a vincere questo premio. Nel 1994 pubblica un libro,Il pianto del gabbiano, nel quale racconta le dure esperienze infantili e adolescenziali affrontate per superare l'handicap della sordità.
Successivamente, Emmanuelle Laborit ha interpretato molti ruoli diversi al
cinema e al teatro. Il suo più notevole successo teatrale è stata l'Antigone, tragedia presentata al festival di Avignone nel 1995. In campo cinematografico, è notevole la sua partecipazione al film collettivo 11/09/01 (2002), in un episodio diretto da Claude Lelouch.
La Laborit è nota anche al pubblico
italiano per il suo ruolo da protagonista nel film Marianna Ucrìa (1997), diretto da Roberto Faenza e tratto da un romanzo di Dacia Maraini.
Dal
2003 è la nuova direttrice dell'International Visual Theatre, dove si dedica all'insegnamento, al teatro e alla ricerca nel campo della lingua dei segni.

Questa breve autobiografia dimostra di quanto si può essere realizzati indipendentemente dai vincoli che la sordità può comportare !!!! Emmanuelle ci dimostra che nella vita niente può avere limiti e confini !!!